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Festival Cinema Venezia 2009: recensioni film, interviste

 
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Herzog non delude: Eva Mendes abbaglia il Lido

a cura di Stefano Biolchini e Boris Sollazzo

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04 settembre 2009
Viggo Mortensen

Dopo la giornata di ieri, pesante per contenuti e forza dei film, ne arriva una interlocutoria in cui, comunque, si trovano film e motivi di interesse. Da il remake de Il cattivo tenente di Abel Ferrara ad opera di Werner Herzog, a un Viggo Mortensen in un mondo post apocalittico, passando per un piccolo film italiano che racconta l'amore omosessuale a diverse età e latitudini. Film da vedere, magari criticare (imperfetti quanto basta) ma che fanno parlare e suscitano curiosità. Come quel Lourdes, film austriaco intenso e interessante, che già, a qualcuno, fa azzardare un TotoLeone.

The bad lieutenant- Port of call: New Orleans- Concorso
Che paura, c'è da confessarlo: quando la notizia di questo remake divenne pubblica molti appassionati e addetti ai lavori tremarono. Perché Abel Ferrara è notoriamente incostante e iracondo e si temeva per la vita di Werner Herzog, perché il grande cineasta bavarese sembrava il meno adatto a riproporre quel film dirompente che è Il cattivo tenente. E invece il risultato è buono: buffo a volte, bizzarro nelle sue soluzioni narrative e visive, intenso negli attori e nei momenti salienti. E cominciamo a credere alle parole con cui Herzog negava fermamente di aver mai visto il film: c'è poco dell'originale, se non la struttura, in quest'opera che prende una strada narrativa, quasi lineare e si affida alle solide basi del cinema di genere. La grande notizia è che Nicholas Cage torna, dopo almeno 15 anni di film trash e interpretazioni avvilenti quanto i suoi capelli posticci, a un'ottima prova. Il suo cattivo tenente, afflitto da un mal di schiena lancinante e dalla dipendenza dalla cocaina che serve a lenire i dolori, è ben disegnato, nei suoi eccessi e nelle sue sensibilità, il nipote di Francis Ford Coppola sembra tornare a divertirsi nel fare il suo lavoro e ce la mette tutta per essere il mattatore in chiaroscuro di questo film. E seguiamo l'odissea del suo McDonagh, da tenente a capitano passando per una sospensione, un viaggio percorso su una strada che porta al paradiso ma che è lastricata di pessime intenzioni. Eva Mendes è abbagliante (per bellezza ma anche per quel carisma sensuale che le impedisce di passare inosservata) e si sente una bella alchimia tra i due. Herzog gioca con se stesso (vedi le sequenze animalistiche di iguana e coccodrillo, autocitazioni autoironiche) e con il cinema di polizia politicamente scorretta e corrotta. Ci si diverte, si rimane attaccati allo schermo. Anche se siamo lontani dal capolavoro.
Voto: 7

The Road- Concorso
Viggo Mortensen è una sicurezza. Cinquant'anni e passa che non dimostra, un talento scolpito in anni di viaggi, ruoli diversi e spesso opposti, assenza di pregiudizi nelle scelte artistiche, cosmopolitismo culturale, cinematografico e umano, e, soprattutto, tanta gavetta. E così The Road, che parte dalle solide basi di Cormac McCarthy, tra i più grandi scrittori degli ultimi anni e ormai saccheggiato dal cinema (da Cavalli selvaggi all'ormai mitico Non è un paese per vecchi), può affidarsi a lui per rimanere un buon film. Anche se il pur talentuoso John Hillcoat incorre negli stessi problemi che persino i Coen avevano avuto: certe pagine scritte sono troppo belle per diventare immagini, certi dialoghi hanno un senso profondo e potente solo se li leggi, e se sono di un grande autore. E così The Road, che pur rifugge dalle soluzioni facili, arranca dopo uno straordinario inizio. Rinuncia agli effetti speciali con cui mostrarci l'apocalisse che è alla base della storia, mostra la dolente figura di madre di Charlize Theron con pudore e coraggio, si concentra su un rapporto padre-figlio in un mondo deserto e pieno di pericoli, in cui la vita è ai minimi termini e forse non vale la pena di essere vissuta. Tra cannibali e suicidi i superstiti sono sempre meno. Ma questi due, un uomo e un bambino esistono e resistono, "tengono acceso il fuoco". L'unico problema è che l'intensità, la ruvidezza, il dolce cinismo non trovano un salto di qualità (se non appunto in un maiuscolo Mortensen), che poteva portarci a uno dei film più belli degli ultimi anni. Come chi, pur bravo a cantare, sbaglia l'ottava, la prende troppo alta e al culmine della canzone è impossibilitato a salire, a proseguire.
Voto: 7

L'amore e basta- Giornate degli autori
Un documentario piccolo ma prezioso. Stefano Consiglio ci porta in nove storie, in varie città d'Europa, e lo fa per raccontare la normalità dell'amore omosessuale. Approccio bello e intelligente: non un lavoro militante ed autoghettizzante, semplicemente uno sguardo su un amore che è diverso solo per politici, religioni e pregiudizi. Catania, Parigi, Berlino, Parma, Mantova, Palermo, tutto introdotto, uomini che amano uomini e donne che amano donne, da Luca Zingaretti che legge un testo bellissimo di Aldo Nove, una riflessione sull'odio che ci porta dentro il film. E seppur con la voce invadente del regista e qualche staticità, trovare e capire certe dinamiche aiuta a capire l'assoluta normalità del rapporto omosessuale: l'amore è tale in quanto sentimento, non importa quali siano i partner e le loro inclinazioni sessuali. Le animazioni di Ursula Ferrara regalano momenti di bel cinema. Peccato che storie e risposte non sempre siano all'altezza delle ambizioni del film, l'opera non assume mai l'ampio respiro che meriterebbe. E la delusione, piccola, nasce proprio dalla forza dell'idea originaria e dall'approccio. Da vedere comunque, per capire.
Voto: 6

04 settembre 2009
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